La psicomotricità è una disciplina che ha avuto origine in Francia, e si è espressa attraverso diverse “scuole”; si è sviluppata in Italia alla fine degli anni ’60 e trova i suoi ambiti di intervento nell’educazione, nella terapia, nella formazione.
Tra le diverse scuole di psicomotricità esistenti, una delle più note e diffuse è quella che segue il “Metodo Aucouturier”.
La Pratica Psicomotoria educativa e preventiva è un’attività rivolta ai bambini che mira a favorire lo sviluppo, la maturazione e l’espressione delle potenzialità del bambino a livello motorio, affettivo, relazionale, cognitivo e di strutturazione dell’identità, utilizzando il gioco spontaneo, il movimento, l’azione e la rappresentazione.
Più precisamente mira a favorire lo sviluppo della funzione simbolica attraverso il piacere di agire, giocare e creare; a favorire lo sviluppo dei processi di rassicurazione rispetto alle angosce tramite il piacere di tutte le attività ludiche; a favorire lo sviluppo dei processi di decentramento permettendo l’apertura al piacere di pensare e al pensiero operatorio.
La Pratica Psicomotoria si occupa, quindi, della globalità del bambino, inteso come unità biopsichica, e si pone come obiettivo il suo sviluppo psicologico attraverso la via sensomotoria.
Il bambino piccolo struttura la propria personalità a partire dalle sensazioni che riceve attraverso il suo corpo, il movimento, l’azione e il piacere che essa genera, stando in relazione con l’altro: il bambino non gioca per imparare ma impara perché gioca.
Nel movimento esprime le sue emozioni e la sua vita affettiva profonda.
Il ruolo dell’adulto è quello di garante della sicurezza, diventa partner simbolico di gioco, quando è necessario, non impone nessun gioco o attività e si pone con atteggiamento empatico nei confronti dei bambini, accogliendone l’espressività e le creazioni senza darne un valore di merito, favorendo la realizzazione di un clima di fiducia nel quale il bambino si sente accolto nella sua unicità e rassicurato.
E per i bimbi piccoli piccoli?
Visto che lo sviluppo del bambino è fondato sul somatomotorio e che per poter arrivare a pensare per simboli deve strutturare il sistema nervoso attraverso l’esperienza tattile-motoria-esplorativa da neonati e poi attraverso il movimento libero nello spazio quando conquistano postura eretta e deambulazione sicura, a partire dai 3 mesi circa, quando il neonato comincia ad avere momenti di veglia attiva, ha bisogno di movimento libero e quindi di uno spazio adeguato approntato per questo scopo.
Secondo il “modello Lokzy” e seguendo la pratica Aucouturier, il posto migliore è il pavimento: solido, ma coperto con piccoli materassi per attutire le “cadute”, arricchito da cuscini, piani inclinati e spessori differenti, nonchè una scelta di materiali semplici, colorati, di natura diversa, da poter afferrare, mordere e gettare via.
L’adulto non si deve aspettare che i bimbi facciano cose particolari, nè sostituirsi a loro, facendogli fare cose di cui non hanno ancora la competenza o mettendoli in situazioni da cui non sanno uscire da soli (ad es. stare seduti o in piedi), deve lasciarli il più possibile liberi di prendere l’iniziativa o di stare a guardare, senza chiedere che facciano cose che non stanno nei loro progetti, ma si può giocare con loro quando si sente che ne hanno bisogno per potersi attivare.
Il ruolo dell’adulto è quello di “base sicura”: i bambini molto piccoli, per poter esplorare liberamente, devono essere rassicurati dalla presenza di una figura di riferimento, che, inoltre, accompagni le emozioni e le scoperte del bimbo coi gesti e con le parole, aiutandolo ad integrare azione, sensazione ed emozione.