Quando vado a fare il lungo di corsa per le campagne dove abito, passo in mezzo a numerose cascine e in quasi tutte vi sono giochi per i bimbi, magari è una struttura di altalena ormai in disuso – i figli sono diventati grandi e anche i nipoti – ma resta il fatto che in ognuno di questi luoghi c’è uno spazio pensato per i bambini, per il gioco, per il loro movimento.
Questo paesaggio mi ha fatto tornare in mente un articolo di UPPA (https://www.uppa.it/), del pedagogista Daniele Novara, letto qualche mese fa, dal titolo “Il diritto di non stare fermi” (Anno XIV numero 6/2014).
L’articolo toccava diversi aspetti riguardanti il movimento dei bambini e la loro autonomia, ma in particolar modo evidenziava la carenza strutturale e di spazi dedicati all’espressione motoria all’interno delle scuole.
Ci stiamo trovando a vivere in un paradosso: da una parte allarmi sulla sempre più diffusa obesità infantile e sull’aumento di patologie legate a deficit attentivi e difficoltà di apprendimento, dall’altra l’educazione fisica trattata, alla scuola primaria, come materia di serie B, e la possibilità di muoversi nell’intervallo eliminata con scopi punitivi oppure limitata per un eccesso di prudenza (i bambini possono farsi male o prendere troppo freddo o troppo caldo).
Il fatto che il nostro sistema nervoso si sviluppi attraverso la stimolazione senso-motoria (leggi anche https://relazionipositive.it/gioco-corro-salto-penso-giochi-di-movimento-e-processi-evolutivi/) e che numerosi studi abbiano dimostrato come l’attività fisica sia un bisogno fondamentale per gli esseri umani, perché riduce lo stress e l’ansia, aumenta le capacità mnemoniche e attentive e migliora le prestazioni scolastiche, sembra non essere sufficiente per riconsiderare l’atteggiamento nei confronti del movimento libero: un bimbo di 6-7 anni avrebbe bisogno di 3 ore di movimento al giorno in modo “imprescindibile, come le adeguate ore di sonno”!
Invece in molti quartieri di molte città non ci sono spazi a misura di bambino, le scuole hanno cortili usati come parcheggi, i bimbi si spostano quasi esclusivamente in automobile e raramente preferiscono le scale all’ascensore; infine l’attività fisica è tutta a carico (in senso economico e logistico), delle famiglie.
Allora, in questi giorni di “lezioni prova” e ripresa della scuola e delle attività sportive, vi invito a riflettere (e lo faccio anch’io come mamma) sull’importanza del movimento per i nostri bambini: questo loro bisogno non si esaurisce con le tre ore di pallavolo alla settimana, ma è un bisogno quotidiano.
Detta così, può farci venire un attacco di panico, ma tenerli attivi non vuol dire doverli oberare di mille impegni in palestra: basta semplicemente andare a scuola a piedi, fare le scale per tornare a casa, lasciare che si portino lo zaino, che spingano il carrello al supermercato e, magari, lasciarli giocare in cortile, mentre si prepara la cena, anche d’inverno o prevedere una toccata e fuga ai giardinetti, indipendentemente dalla stagione e dalle condizioni atmosferiche.
E allora, da domani mattina, facciamo a chi arriva primo al portone?